A cura della redazione de “L’Altro Aspromonte”

All’indomani del terremoto del 1908, uno dei primi impegni di Umberto Zanotti Bianco e dell’ANIMI (Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia fondata nel 1910) fu quello della realizzazione di asili e strutture per la prima infanzia, che Zanotti aveva osservato con i suoi primi viaggi in Aspromonte, crescere in condizioni terribili per mancanza di cure e minima igiene.
Uno degli aspetti meno noti di questo impegno è forse l’idea del gruppo animato da Zanotti di sperimentare in modo originale, attraverso i nuovi asili e le scuole per bambini che nascevano, il metodo pedagogico-didattico di Maria Montessori, in quel tempo già affermata pedagogista e studiosa di fama internazionale.
Lo Stato, una legge per assumersi la gestione delle scuole per l’infanzia e dare impulso all’istruzione elementare, l’aveva appena emanata, la legge Daneo-Credaro del 1911, ma restava, specialmente al Sud, sulla carta. Come scriverà anni dopo Zanotti tracciando un primo bilancio «[…] a metà del 1920 non un edificio scolastico è stato ancora costruito, non un edificio scolastico definitivo esiste in tutta la provincia».
Mancavano insomma le strutture, che l’ANIMI metteva in cantiere, ma mancavano soprattutto le maestre. Partiva così nel 1913 per iniziativa del presidente dell’ANIMI, Leopoldo Franchetti, in contatto con la Montessori la richiesta per ottenere nel primo costruendo asilo infantile nel comune di Melicuccà due maestre idonee.
Le prospettive non erano proprio allettanti e le risposte tardavano: alloggio nella baracca dell’asilo, rimborso del prezzo del viaggio di andata e ritorno in seconda classe, stipendio di 150 lire mensili. Scriverà a Franchetti la Montessori a proposito delle candidate: “finché continua in loro la speranza d’avere un posto in Roma… nessuna vorrà sentir parlare di Melicuccà”.
Il problema non era solo il trasferimento in posti che si sapevano quasi selvaggi e lontani dal mondo. Era che, eccettuate le monache, una signorina senza marito difficilmente avrebbe potuto mettere piede a Melicuccà e dintorni, senza gravi rischi personali, maldicenze, mormorii.
L’Italia aveva già conosciuto, anche nel più progredito Nord, il peso di questi pregiudizi. Una maestrina toscana, Italia Donati, fatta passare attraverso lettere anonime per una poco di buono era per questo morta suicida sul finire dell’Ottocento, lasciando con una straziante lettera il proprio corpo a disposizione di chi avesse voluto verificarlo.
Non molto era cambiato.
Ed infatti la Montessori dopo qualche tempo segnalava a Franchetti la possibile soluzione di “una signorina D’Ettorre che fu molto diligente ed è vivace ed attiva. Essa sta per isposare un calabrese che ha trovato in Roma un piccolo impiego. Ma la proposta di Melicuccà farebbe cambiare i loro progetti: lo sposo sarebbe contentissimo di tornare in Calabria e la signora di seguirlo”.
Zanotti in ogni caso l’asilo di Melicuccà lo realizzò nello stesso 1911 e poi riuscì a trovare sul posto due maestre. Un grande successo per i tempi scriverà nel 1960, ricordandolo, le “prime maestre laiche, con patente per scuole materne, introdotte nella provincia di Reggio Calabria”. Nel 1911 apriva anche a Bruzzano Zeffirio l’asilo affidato alle cure di “tre suore dell’ordine di S. Andrea”. A queste prime due istituzioni seguono l’asilo di Bova Marina nel 1913 che era stato promosso dal prof. Timpano e quello di Gerace, affidato a “una delle giovani calabresi inviate a Roma perché venissero istruite dalla Montessori”. Poi quello di Brancaleone. Nel 1914 aprirà a Villa San Giovanni, un asilo in muratura affidato “a tre maestre laiche patentate”.
Zanotti Bianco aveva solo 25 anni.
Il tempo passava ed arrivò la grande guerra. Con essa nel 1917 anche il suicidio del senatore Franchetti, forse legato al dramma dell’uomo politico per la tragica disfatta di Caporetto. A lui verrà intitolata la Colonia Franchetti di Mannoli.
Gli sforzi dell’ANIMI e di Zanotti proseguirono ed erano quindici gli asili che operavano nel 1930 in Calabria.
Ultimo sarà l’asilo monumentale di S. Stefano d’Aspromonte, inaugurato dalla principessa Maria José di Savoia nel 1932 e dedicato ai caduti del Comune aspromontano nella grande guerra, che ancora oggi colpisce lo sguardo di ogni viaggiatore per la sua maestosità sulla strada verso Gambarie.

* notizie e documenti citati sono ampiamente tratti dal lavoro di ricerca della prof.ssa Brunella Serpe dell’UNICAL: “Le Case dei bambini di inizio Novecento attraverso l’Archivio storico dell’ANIMI” che si trova in Rivista di Storia dell’Educazione 2021 al quale rimandiamo per approfondimenti e bibliografia.

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