Antica viabilità in Aspromonte
I sentieri, le mulattiere, sono stati per secoli le arterie della montagna, lungo le quali è fluita la vita.
Il sistema viario che innervava l’Aspromonte ha subìto importanti trasformazioni soltanto dopo la decadenza delle vetture animali e l’uso quasi esclusivo dei mezzi meccanizzati, che hanno cancellato molti tracciati e hanno reso lontanissimi fra loro luoghi un tempo raggiungibili con molto minore difficoltà e fatica.
L’uso degli automezzi ha radicalmente cambiato tale viabilità. Con la realizzazione della strada statale e della ferrovia sulla costa e con lo spostarsi alla marina di molti servizi (scuole, sanità, ecc.) quasi tutte le strade o, comunque, le principali, convergono da più di un secolo sulla litoranea.
Il sistema ha subito un capovolgimento, è divenuto a pettine con i paesi che sono collegati alla costa ma non più tra loro. Gli abitanti di centri che si guardano da un versante all’altro di una vallata e che sino a meno di un secolo fa comunicavano agevolmente tra loro, ora devono scendere alla costa per una decina di chilometri, percorrere un tratto di strada statale e poi risalire per un’altra decina di chilometri sino al borgo dirimpettaio.
Inoltre, negli ultimi decenni, la progressiva desertificazione delle aree interne che ha reso disabitati diversi centri montani e la scomparsa dei lavori agricoli e artigianali che li rendevano viventi, hanno contribuito a rendere inaccessibili o del tutto cancellate molte antiche vie.
Geograficamente l’Aspromonte si può suddividere in due comprensori. Il Dossone della Melia, esteso dalla Limina, confine nord con le Serre, sino ai piani di Zillastro: una dorsale tabulare a forma di stretto istmo che si sviluppa lungo l’asse nord-est sud-ovest. Dai due bordi dell’esiguo pianoro si dipartono verso la Piana di Gioia Tauro e poi il Tirreno o verso lo Ionio, vallate fluviali fortemente incise. Il sistema viario è pertanto costituito da un’asse principale (la Via Grande, la Carrera) che segue facilmente e senza dislivelli la dorsale. Da questo si dipartono, dai due versanti, percorsi istmici che, seguendo i crinali, perdono rapidamente quota e conducono velocemente alle marine. Un sistema a lisca di pesce!
La parte centrale del massiccio è un acrocoro, assimilabile a una piramide, a una zampa d’oca, solcato a raggiera dalle fiumare, corsi d’acqua a carattere torrentizio. L’asperità del paesaggio è addolcita dai piani, cioè da campi pianeggianti che, come immensi balconi, si affacciano sul mare. Proprio tali terrazzi costituivano un comodo raccordo tra le diverse vallate. Disposti quasi a corona, facevano quasi da alternativa alla dorsale tabulare. Tale uso è confermato da diversi toponimi quali Scala, Scalone a segnalare un salto di quota importante.
L’antica viabilità offriva, dunque, una facilità di movimento e una consuetudine a spostarsi lungo e attorno l’Aspromonte attestata dai racconti dei tanti santi, viaggiatori, soldati, artigiani, pellegrini, pastori che hanno camminato per questa montagna.
Anche la denominazione “arretumarina”, attribuita dagli abitanti di un versante al versante opposto, esprime come la montagna non fosse ostacolo, ma cerniera.
Delle antiche vie, cadute nell’abbandono, rimane purtroppo solo qualche tratto, ma sufficiente per apprezzare la maestria di chi le realizzò. Seguirle regala emozioni uniche.
Approfondimenti:
- Antichi Passi, un libro sull’antica viabilità
- Nel volume “Segni dell’uomo nelle Terre Alte d’Aspromonte” trovate il rilievo di una di queste antiche vie.
- “Questo è Aspromonte” è una pagina FB e un canale YouTube dove Domenico Malaspina e Demetrio Orlando descrivono la loro metodica ricerca delle antiche vie.
- Sulla viabilità antica del Mezzogiorno e della Calabria hanno scritto i prof. Gian Piero Givigliano e Pietro Dalena dell’Unical, per l’Aspromonte Domenico Raso, Enzo Spanò, Domenico Minuto, Giancarlo Cataldi ed altri.
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