La pecora e il lupo
Il calabrese ha avuto ed ha un rapporto difficile con la natura, spesso conflittuale. A farne le spese è anche la fauna. Diversi episodi lo attestano. Ne racconterò qualcuno mantenendomi generico nell’indicazione di luoghi e persone. Il periodo natalizio non si presterebbe a tali argomenti ma i bracconieri non divengono buoni nemmeno a Natale. Avverto i lettori che alcune foto sono cruente.
IL FATTO
Una decina d’anni fa, Aspromonte orientale. L’inverno si avvicina a grandi passi e l’escursione è stata sinora molto piacevole. Stiamo consumando il pranzo al sacco quando vediamo transitare un fuoristrada con due uomini a bordo. Terminata la sosta riprendiamo il cammino e poco avanti l’automezzo, nel tornare indietro, si ferma e l’autista ci chiede che facciamo da quelle parti. Lo mettiamo al corrente dei nostri programmi e nel frattempo vediamo che nella parte posteriore dell’auto vi è una grossa bacinella ed una corda. Riprendiamo il cammino e più avanti troviamo, proprio in mezzo al sentiero, una pecora morta, posta sopra un sacco, con il ventre squarciato e le interiora che fuoriescono, copiosamente riempiti con una polvere grigiastra, probabilmente veleno, in quanto intorno vi sono numerose mosche ed altri insetti morti. Non potendo chiamare le autorità competenti per mancanza di campo e per evitare che qualche lupo e/o altri animali rischiassero di morire avvelenati bruciamo, come possiamo, la carcassa. Ripreso il cammino e tornati alle auto denunciamo prontamente il fatto ma, per quanto ci è dato sapere, senza esito.
IL COMMENTO
La questione è complessa. Da un’indagine condotta di recente dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Reggio Cal. e dalla mia conoscenza sull’argomento abbiamo: una pastorizia in alcuni casi poco attenta alle cure del gregge con recinzioni malferme e scarsa o nulla vigilanza durante il pascolo; un effettivo aumento del numero di lupi (che non sono stati “liberati” e in Aspromonte non sono centinaia ma poche decine); cani non specializzati nella difesa dai lupi; danni da cani rinselvatichiti e/o da ibridi cane-lupo; il Parco che aveva avviato e poi interrotto la consegna agli allevatori di cani da guardiania; un iter complesso nel risarcimento dei danni da lupo.
Difendersi dal lupo con mezzi estremi era comprensibile più di mezzo secolo fa quando questa specie non era protetta, la perdita di capi era grave per il pastore e non risarcita.
Oggi l’avvelenamento, così come altre soluzioni quali tagliole (pericolose anche per gli escursionisti), lacci o uccisione per arma da fuoco sono reati e quindi inaccettabili. Ogni anno in Italia centinaia di animali selvatici e domestici muoiono per aver ingerito bocconi avvelenati.
Chi incapperà in una delle situazioni suddette lo comunichi ai Carabinieri Forestali che hanno uno specifico Nucleo Cinofilo Antiveleno.
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