Lupi in Aspromonte
La questione è complessa e divisiva. Conosco tanti pastori e il loro lamento è unanime: hanno liberato i lupi, ci sono centinaia di lupi e sono pericolosi, mi hanno ucciso centinaia di capi, ecc.
Al di là delle fake news (nessun lupo è stato liberato in Italia né sono mai stati registrati attacchi di lupi all’uomo nell’ultimo secolo. In Aspromonte si stima una popolazione di 30-40 lupi) vi sono diversi accorgimenti per mitigare l’impatto del lupo sul bestiame: cani da guardiania adeguati, pastori al seguito delle greggi, adeguati ricoveri, indennizzi, ecc.
Ritengo anche che il vero pastore in Aspromonte sia raro. La gran parte, la mattina, libera gli animali e li lascia incustoditi, con al massimo qualche cane spesso non idoneo. La sera li richiudono in recinti spesso insicuri e vanno via. Ovvio che così, capre o pecore, siano facile preda del lupo. Diversi di questi cosiddetti pastori sono borderline. Alcuni obiettano che le greggi esercitino un controllo della vegetazione infestante e quindi possano tenere puliti i sentieri ma in alcune aree il pascolo eccessivo e/o incontrollato impedisce la rinnovazione del bosco. Pochi sono gli esempi di attività che creano economia nel rispetto delle tradizioni, della legalità, della qualità e salubrità dei prodotti. Molti non si sono voluti adeguare ai tempi facendo una pastorizia moderna come in altre montagne e regioni (per esempio la Sardegna). Spesso non vivono di pastorizia ma è un secondo o terzo lavoro, alcune volte in nero, con un pesante impatto ambientale e quindi senza una ricaduta positiva sul territorio e senza nessun futuro. Ad aggravare il quadro vi è l’assenza del Parco. Probabilmente ci stiamo avviando verso una montagna senza pastori (e questo in parte vorrà dire perdita di tradizioni e assenza di una delle poche presenze in montagna) e con sempre più escursionisti, guide, amanti della natura, ecc.
Rimane dura la vita del lupo in Aspromonte dato che sono diversi gli esemplari morti per incidenti, avvelenamento, bracconaggio. Ecco gli ultimi.
Domenica 15 gennaio 2023. Sono in escursione lungo il versante sinistro della fiumara La Verde (Samo). So di escursionisti che stanno camminando per monte Scapparone (Africo). Io sono sul versante opposto della fiumara La Verde, quasi ci vediamo. Ci mandiamo messaggi col telefono per comunicare le nostre posizioni. Mi inviano la foto di un animale morto chiedendomi se è un lupo: purtroppo si! È un maschio di circa un anno ucciso da tre colpi d’arma da fuoco, probabilmente da bracconieri (la caccia nel Parco è vietata) impegnati in una braccata al cinghiale, che trovandosi un lupo davanti non hanno esitato a ucciderlo. Lo segnalano alle autorità competenti.
Sempre intorno alla metà di gennaio del 2023 un altro lupo morto, nell’area settentrionale del Parco. Questa volta probabilmente investito da un’auto. Come avvenne circa trent’anni fa sempre nello stesso luogo.
Ma tornando indietro di 10 anni ricordo una lupa vittima di un laccio metallico e poi finita a fucilate. Fatta ritrovare su di una panchina a Brancaleone con chiaro messaggio mafioso.
E anche le diverse tagliole incontrate lungo i sentieri, col rischio di lasciarci una caviglia. E i tanti bocconi avvelenati inclusa una pecora imbottita di veleno che bruciammo per tentare di neutralizzare l’effetto nefasto.
ATTENZIONE, LE IMMAGINI CHE SEGUONO POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITÀ
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