La battaglia di Zillastro
L’oggetto della foto è quello che rimane di una mitragliatrice, l’immagine mi è stata inviata da un escursionista che l’ha notata ai piani di Zillastro, in agro di Oppido Mamertina.
Probabilmente fu usata durante lo scontro tra le truppe italiane e quelle alleate nella Seconda Guerra Mondiale. Un tributo di sangue che si sarebbe potuto evitare. Gli alleati invece pretesero che l’armistizio non venisse subito reso noto per evitare che i tedeschi si ritirassero rapidamente dalla punta dello Stivale.
All’indomani della stipula dell’armistizio del 3 settembre 1943, il 185° Reggimento della Divisione paracadutisti “Nembo”, mandato in Calabria per fermare l’avanzata delle truppe alleate, si trova in Aspromonte, ai piani di Zillastro. Sono esausti per le lunghe marce, per le perdite inferte dall’aviazione nemica, con poche scorte alimentari. Sono però fermi nella volontà di opporsi agli Alleati, che non sono più nemici. Ma i parà non lo sanno. Regna il caos: i tedeschi si ritirano, le altre truppe italiane si arrendono al nemico o disertano.
Sfiniti, al sopraggiungere della notte, si accampano nel bosco ma non si avvedono che sono stati circondati dal reggimento canadese “Nuova Scozia”.
Alle prima luci dell’alba l’amara scoperta: 400 paracadutisti contro cinquemila soldati canadesi. Nonostante la soverchiante disparità tentano di rompere l’accerchiamento. Essendo anche a corto di munizioni, fanno uso persino delle armi bianche ingaggiando un violento corpo a corpo. Inevitabilmente vengono sopraffatti lasciando sul campo di battaglia decine di morti e di feriti.
L’ammirazione del comandante del reggimento canadese è tale che, dopo aver ordinato il cessate il fuoco, ai superstiti fatti prigionieri e liberati dopo l’avvenuta comunicazione dell’armistizio, esprime il suo apprezzamento.
Su quell’altopiano, dove il bosco ha ormai coperto ogni traccia dell’inutile battaglia, una stele ricorda quei valorosi.
Per approfondimenti “I paracadutisti del Reggimento Nembo in Aspromonte e la Battaglia dello Zillastro di Cosimo Sframeli”.
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